Come insegnare ai figli a gestire i social network. In 6 mosse
Ecco i consigli degli esperti per un uso consapevole della Rete, oltre il parental control e con l’aiuto di nuove strategie in continua evoluzione
I ragazzi di oggi hanno in media cinque profili social. E quasi la totalità di loro (il 97%) usa il cellulare per andare online. È quanto emerge dai numeri che Save the Children ha portato all’ultimo Safer Internet Day 2017, la giornata annuale per la promozione e l’utilizzo sicuro e responsabile delle tecnologie digitali. Ma per i genitori avere accesso ai canali di comunicazione dei propri figli è sempre più difficile, soprattutto dalla pubertà in poi. Per questo ci sono papà e mamme che oggi si affidano a polizze che prevedono la possibilità di estendere la copertura di responsabilità civile all’uso improprio di internet e dei social network da parte dei figli minori che causino a terzi danni alla vita di relazione causati in seguito alla pubblicazione di foto e video senza autorizzazione. Ma per proteggere i minori dalle minacce del web è utile, prima di tutto, seguire i consigli degli esperti di sicurezza online. Vediamoli insieme.
1 Dipendenza da social (FoMo): che cosa fare per non cadere nel tunnel
I giovani che non possono fare a meno dei social network sono in aumento. Secondo lo studio #StatusOfMind, pubblicato nel 2017 dalla britannica Royal Society for Public Health, esiste il forte rischio che alcuni di loro entrino in uno stato di autentica dipendenza: si chiama FoMo (Fear of missing out, paura di essere tagliati fuori). Come capire se un figlio è diventato preda della FoMo? Ecco alcuni sintomi da tenere d’occhio secondo Roberto Truzoli, psicologo clinico presso il dipartimento di scienze biomediche e cliniche “Luigi Sacco”, Università degli Studi di Milano: bisogno di trascorrere sempre più tempo in rete per ottenere soddisfazione; riduzione di interesse per altre attività che non siano quelle legate a Internet; persistere con l’utilizzo di Internet nonostante la consapevolezza di problemi fisici, sociali, lavorativi, psicologici, causati dalla Rete stessa. La dipendenza genera sintomi sia a livello psichico (tristezza, apatia, inibizione nelle relazioni sociali reali), sia a livello psicosomatico (insonnia, emicranie, affaticamento, nausea), sia a livello comportamentale (bisogno di collegarsi più volte al giorno, interrompere lo studio per aprire la schermata di Facebook, sentirsi tesi o nervosi se per qualche motivo non ci si può collegare, restare collegati fino a notte inoltrata). L’approccio psicologico più utilizzato in questo ambito è quello di tipo cognitivo-comportamentale, che prevede azioni pratiche come la regolazione dell’uso incontrollato di Internet (per esempio dimezzando le ore e stabilendo delle fasce orarie “protette”), la cosiddetta “pratica dell’opposto” (cambio di abitudini in fatto di navigazione, a cominciare dal luogo utilizzato) e l’utilizzo di ostacoli esterni come una sveglia o un interruttore di segnale temporizzato. Per aiutare i giovani internauti che vogliono dire basta all’overdose da social network, a Roma, presso il Policlinico Gemelli, è nato il primo Centro Pediatrico Interdipartimentale per la Psicopatologia da web.
2 Privacy: che cosa fare per non esercitare un controllo eccessivo
Inseguire i figli su terreni scivolosi e inesplorati legati alle nuove modalità di comunicazione e intrattenimento digitale non è un’impresa semplice. Il rischio di esercitare un controllo eccessivo è sempre dietro l’angolo. Dalla richiesta di amicizia obbligatoria su Facebook al monitoraggio dei canali Whatsapp che i figli condividono con altri, sono diverse le tecniche e le modalità con cui i genitori sorvegliano i minori. Gli esperti però pongono l’accento sull’importanza di condividere il mezzo: trovando dei momenti in cui esplorare il web insieme si arriva a stabilire implicitamente quello che è giusto e quello che non lo è: «Bandire o demonizzare qualcosa spesso produce nei ragazzi l’effetto contrario – spiegano Mauro Ozenda e Laura Bissolotti, autori del libro Sicuri in Rete (Hoepli) -. Nel rapporto con i figli si è sempre chiamati alla chiarezza, alla fermezza e alla sincerità. Bisogna sempre spiegare il perchè delle regole che si danno, delle punizioni e dei premi. Vietare un videogioco o un social network senza darne motivazione non porta alcun vantaggio educativo, mentre spiegare con calma e discutere quando il ragazzo non è d’accordo porterà sicuramente risultati migliori».
3 Cyberbullismo: come proteggersi dai bulli digitali
La nuova legge sul cyberbullismo è entrata in vigore il 18 giugno 2017. Le vittime che hanno compiuto 14 anni (e i genitori di quelle più piccole) ora possono chiedere al questore di ammonire il colpevole. Inoltre in caso di offesa il minore può inoltrare un’istanza al titolare del trattamento o al gestore del sito internet o del social network per la rimozione dei dati. L’oscuramento, la rimozione o il blocco di qualsiasi dato personale può essere richiesto a prescindere dal fatto che sia stato commesso o meno un reato. La richiesta deve essere presa in carico dal sito o dal social network entro 24 ore. Per aiutare ragazzi e genitori a rispondere in diretta a un attacco di cyberbullismo, Telefono Azzurro ha attivato tre strumenti: il numero verde 1.96.96, la chat, tutti i giorni dalle 16.00 alle 20.00, “ch@tt@ con Telefono Azzurro!“, e la app per Facebook.
4 Contenuti proibiti: come scegliere i social network più sicuri
Ci sono social network come Facebook e Instagram che censurano il materiale pornografico e altri che non lo fanno. Per questo motivo gli esperti sconsigliano ai più giovani l’utilizzo di piattaforme come Twitter o Snapchat, che hanno regole più permissive e consentono la circolazione di immagini di nudo totale. Esistono poi anche dei social network per soli ragazzi, come quello da poco inaugurato dalla Lego: l’azienda dei mattoncini da costruzione ha creato Lego Life, uno spazio online al riparo da contenuti pericolosi pensato per i giovani.
5 Pedofilia: come difendersi dagli attacchi
I social network sono una delle piazze privilegiate dagli adescatori di minori. Oggi gli orchi si nascondono nello smartphone dei ragazzi e s’intrufolano nelle loro vite tramite le app più famose. L’adescamento, spiegano gli esperti, è suddiviso in cinque fasi: amicizia, solidificazione del rapporto, valutazione del rischio, esclusività del rapporto, fase sessuale. È necessario che il minore impari a consultarsi con i propri genitori quando riceve una richiesta di amicizia da uno sconosciuto o quando qualcuno prova a contattarlo direttamente tramite una chat. La Polizia Postale e delle Comunicazioni ha partecipato alla stesura del Codice di autoregolamentazione “Internet e Minori”, in collaborazione con il Ministero delle Comunicazioni, dell’Innovazione e delle Tecnologie e con le Associazioni degli Internet Service Providers. Tra i consigli forniti dalle Autorità per proteggere i minori dal rischio di contatti indesiderati, c’è quello di impostare la cronologia del browser di navigazione in modo che mantenga traccia per qualche giorno dei siti visitati, e di controllare periodicamente il contenuto dell´hard disk del computer. I software “filtro” con un elenco predefinito di siti da evitare sono efficaci, ma solo verificando periodicamente che funzionino in modo corretto e tenendo segreta la parola chiave.
6 Selfie mania: come gestire l’immagine online
«Per i nostri figli è molto importante mostrare la propria immagine online. Quando entrano nei social sperano di ottenere una buona valutazione e tanti riconoscimenti: è un modo indiretto per affermare il valore di sé». A dirlo è Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta dell’età evolutiva. Che spiega: «La presenza dei ragazzi, e soprattutto delle ragazze, nei social ha generato la ricerca del proprio valore attraverso la popolarità che ottengono rispetto a ciò che decidono di pubblicare. Ai genitori direi di riflettere bene, perché nella prima parte dell’infanzia dei nostri figli anche noi adulti utilizziamo la tecnologia, spesso senza alcuna regola, nell’utilizzo delle immagini dei bambini sui social. Più regole vi darete nell’utilizzare la loro immagine, più capiranno che devono a lora volta adottare delle regole nel mondo social». Come sempre, l’esempio è il miglior insegnamento.