Scopri come sono cambiate le regole e i tempi con la legge del divorzio breve e come tutelarti
Divorzio breve: che cosa è cambiato Dall’affidamento dei figli alle procedure giudiziali, tutte le novità introdotte dalla legge 55/2015 per ridurre tempi (e costi) per dirsi addio
Procedure più semplici, tempi ridotti, meno spese. Sono questi i principali ingredienti del nuovo divorzio all’italiana: nel 2015, a quasi 45 anni di distanza dall’entrata in vigore della legge Fortuna-Baslin (1 dicembre 1970) con cui è stato istituito il divorzio nel nostro Paese, un nuovo impianto normativo è entrato in funzione stravolgendo le regole da seguire per sciogliere o cessare gli effetti civili del matrimonio. Risultato? Nel 2016 i divorzi nei tribunali sono aumentati del 15,4% rispetto al 2015, anno in cui è diventata operativa la nuova legge 55/2015. Oggi per dirsi definitivamente addio bastano anche solo sei mesi, mentre prima era necessario aspettare tre anni. I termini per divorziare decorrono però dal momento in cui viene siglato l’accordo di separazione, che può essere giudiziale o consensuale. Alcuni punti, però, sono rimasti vaghi: per esempio in presenza di un appartamento assegnato a uno dei due ex coniugi, ma di proprietà di entrambi, la legge non disciplina espressamente la modalità in cui devono essere ripartite eventuali spese di ristrutturazione del bene. Per questo conviene sempre assicurare al meglio la propria casa, attrezzandosi per far fronte a spese impreviste che potrebbero ricadere su entrambi. Anche i parametri per il riconoscimento e la determinazione del diritto all’assegno divorzile sono cambiati dopo che è stato sancito l’abbandono del criterio del tenore di vita di cui si è goduto durante il matrimonio. Ecco perché sono in molti a guardare con interesse sempre maggiore alle polizze vita, in grado di assicurare la possibilità di preservare un adeguato tenore di vita anche a un’eventuale famiglia allargata o in caso di premorienza di uno dei genitori e, nel contempo, di offrire al cliente un’assistenza legale adeguata per ogni evenienza, incluso il rimborso delle spese legali legate al divorzio e alla separazione consensuale.
Il boom dei divorzi brevi. La legge 55/2015 che ha accelerato i divorzi in Italia è entrata in vigore il 26 maggio 2015. Secondo i dati del Ministero della Giustizia, nel 2016 sono stati 67.574 i divorzi definiti nei tribunali, contro i 58.581 dell’anno prima. Per quanto riguarda invece i divorzi che non hanno richiesto l’intervento di un giudice, dai numeri in possesso dell’Istat emerge che a seguito dell’introduzione del nuovo impianto normativo sono stati definiti nel 2015 negli uffici di stato civile 27.040 divorzi (pari al 33% dei divorzi registrati durante l’anno) e 17.668 separazioni (19% delle separazioni).
Tempi record. La nuova legge non ha eliminato la tappa intermedia della separazione, a partire dalla quale decorrono i termini per divorziare. La separazione giudiziale è necessaria quando marito e moglie sono in disaccordo e decidono perciò di instaurare una causa: in questo caso, per divorziare è necessario un anno. I tempi risultano dimezzati (sei mesi) quando la separazione è consensuale: le coppie con figli e beni da dividere possono rivolgersi direttamente ai propri avvocati per una negoziazione assistita o presentarsi davanti a un giudice con un ricorso già scritto, mentre le altre devono semplicemente andare in Comune (l’accordo di separazione viene confermato dopo 30 giorni).
Quando (e come) ci si lascia. La durata media del matrimonio al momento della separazione è di circa 17 anni. All’atto della separazione i mariti hanno mediamente 48 anni e le mogli 45. Nel 2015 le separazioni con figli in affido condiviso sono state circa l’89% di tutte le separazioni con affido. La quota di separazioni in cui la casa coniugale è assegnata alle mogli è aumentata invece dal 57% nel 2005 al 60% nel 2015. Al contrario si è mantenuta stabile la quota di separazioni con assegno di mantenimento corrisposta dal padre (94% del totale delle separazioni con assegno, nel 2015).
Sorpresa: matrimoni in aumento. Sempre nel 2015 sono stati celebrati in Italia 194.377 matrimoni, circa 4.600 in più rispetto all’anno precedente. Si tratta dell’aumento più consistente degli ultimi anni: dal 2008 al 2014 i matrimoni sono diminuiti in media al ritmo di quasi 10 mila l’anno. La lieve ripresa dei matrimoni riguarda in parte le prime nozze tra sposi di cittadinanza italiana: 144.819 celebrazioni nel 2015, ovvero circa 1,4% in più del 2014, le seconde nozze, o successive, sono state 33.579 (+9% rispetto al 2014). A quanto pare i divorzi brevi fanno bene anche agli innamorati.
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